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SABATO SANTO: tracce per una riflessione


Dal Vangelo secondo Luca (23,50-56)

"Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. "Egli non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Era di Arimatea una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. "Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.


CONTEMPLANDO GESÙ MORTO ...

Professando Gesù che giace morto, possiamo renderci conto che Gesù ha voluto essere in tutto solidale con I'uomo, non solo nel morire, ma anche nello stare morto, appunto come tutti i morti. Scendendo agli inferi, Gesù si è di fatto messo interamente nella posizione del peccatori; ora, la conseguenza del peccato non è solo la morte corporale (che Gesù ha pienamente assunto), ma anche il castigo dell'anima, che consiste nella privazione della visione di Dio, ben più dolorosa della prima, perché riguarda lo spirito: Gesù, stando agli inferi, ha condiviso anche questo secondo aspetto della solidarietà con l'uomo peccatore. Gesù ha in verità raggiunto il punto più profondo in cui si poteva scendere, oltre il quale non si può andare, perché, più doloroso di essere privati di Dio, non vi è nulla e non si può immaginare nulla. Gesù ha misurato le profondità dell'abisso, si è spinto nel punto più basso, quello della maggiore distanza dal Padre. Andando a finire al posto che compete ai peccatori, è come se Gesù ci avesse preso da sotto e tirato su. Questo è consolante: non c'è sofferenza interiore, difficoltà, situazione di disagio, incomprensione, affanno, preoccupazione, ...che già non sia stata sperimentata, misurata, limitata, vissuta in prima persona dal Signore, e trasformata in redenzione.

Qualche domanda per riflettere... - Come mi sto misurando con la dose di solitudine e sofferenza che l'attuale fase della mia vita mi consegna? Prevale il rifiuto, la distrazione ricercata, l'accettazione passiva, l'accoglienza rassegnata, lo spirito di offerta, ...? - Mi sento accompagnata/o e sostenuta/o da Gesù, in particolare nei momenti di oscurità?Tendo ad abbattermi o a ricercare consolazioni umane? Mi capita di chiudermi nel mio dolore, attendendo implicitamente che gli altri si accorgano di me? - Scorgo che quella sofferenza nascosta può essere un'opportunità per una più intima amicizia con il Signore? - Sono convinta/o del valore apostolico della sofferenza accolta ed offerta per amore, in unione al Signore Gesù?


... CON L'ATTEGGIAMENTO SPIRITUALE DELLE DONNE: SILENZIO CONTEMPLATIVO

Qualche domanda per riflettere...

- So valorizzare l'opportunità preziosa dei tempi di silenzio che caratterizzano questi giorni?

- Mi viene spontaneo nutrirli di dialogo con il Signore? Sono solita/o sfogare al Signore le mie preoccupazioni o i motivi di sofferenza? Trovo conforto in ciò? - Come descriverei la mia attuale vita di preghiera (abituale, meccanica, devota, fervente, dispersa, unificata, estesa…)? Quando prego, ho coscienza di trovarmi al cospetto di Dio?

- So gustare l'intrattenermi in compagnia del Signore? Penso spesso a Lui lungo la giornata?


... E DI MARIA: SPERANZA FIDUCIOSA

In quel sabato, la fede vacillava e si oscurava in tutti, anche nei Dodici (che infatti sono restii e duri di cuore a credere alla risurrezione). Invece Maria tiene viva la fiamma della fede: la risurrezione di Gesù coglie tutti di sorpresa, ma non Maria.

La speranza fiduciosa e l'atteggiamento spirituale dominante di Maria. E la convinzione ferma che Dio è più grande di ogni avversità, ostacolo, intralcio che gli uomini possono mettervi; che la volontà di salvezza che Dio ha in serbo si realizza, che il regno di Dio sta avanzando, nascostamente ma realmente, nel mondo e nella storia; che il bene fatto sarà largamente ricompensato, che ogni grammo di amore seminato immancabilmente porta frutto; che le sofferenze e le preghiere nascoste sono efficaci nell'economia della grazia, ben oltre i criteri dell'umana efficienza,…


Qualche domanda per riflettere... - C’è qualcosa che mina e indebolisce il mio senso della speranza cristiana? Provo a considerarlo attraverso gli occhi della fede. Quale affidamento mi chiede il Signore oggi? Sono disposta/o a farlo? - Come vivo la relazione con Maria? È lei la confidente abituale dei miei pensieri e dei miei sfoghi? Come posso crescere nella dimensione mariana della fede?


ALCUNI TESTI

...dall'Imitazione di Cristo

La via regale della croce

Ricordati il proposito che hai fatto, e mettiti davanti l'immagine del Crocifisso. Considerando la vita di Gesù Cristo, puoi ben arrossire, perché non ti sei impegnato a fondo nel conformarti a Lui, quantunque tu sia stato per lungo tempo nella via di Dio. Quel religioso che attentamente e devotamente medita la santissima vita e passione del Signore, vi troverà in abbondanza tutto quello che gli è utile e necessario, né ha da cercare qualcosa di meglio all'infuori di Cristo. Se Gesù Crocifisso entrasse nel nostro cuore, come presto e bene diventeremmo sapienti! (1, 25.6)

Perché temi di prendere la croce, per mezzo della quale si sale al regno? Nella croce è la salvezza, nella croce è vila, nella croce è difesa dai nemici, nella croce è infusione di celeste soavità, nella croce è vigore di mente, nella croce è gioia di spirito, nella croce è l'apice della virtù, nella croce è perfezione di santità. Non vi è salvezza per l'anima né speranza d'eterna vita, se non nella croce. […] Ecco: tutto sta nella croce, e tutto consiste nel morirvi. E non c'è altra via che conduca alla vita e alla vera pace interiore, se non la via della santa croce e della mortificazione quotidiana. Va' dove vuoi, cerca quanto vuoi, ma fuori della via della santa croce non troverai strada più sublime in alto, né più sicura in basso. Disponi e ordina tutto come ti pare e piace, ma troverai sempre qualcosa da soffrire, che lo voglia o no; e così incontrerai sempre la croce (II, 12.2-3).


Ma chi è afflitto in tanti modi non è però senza sollievo di consolazione, perché sente che col portare la sua croce acquista frutto grandissimo. Se volontariamente ti sottoponi alla croce, ogni peso di tribolazione si tramuta in fiducia di conforto divino. [..] Arrivato al punto che la tribolazione ti sembrerà dolce e piacevole per amore di Cristo, allora sei certo di star bene, perchè hai trovato il paradiso in terra. Ma finché il patire ti rincresce e cerchi di scansarlo, ti sentirai male, e la tribolazione che sfuggi ti verrà dietro dovunque. Quanto più uno muore a se stesso, tanto più comincia a vivere a Dio (II, 12.6-9).


da Magnificat (Alda Merini) Perché voi cercate mio figlio, voi che non sapete nulla di nulla, voi che lo cercate come fosse un parente vostro, un vostro supremo amico? Levatevi, donne, dal suo sepolero, egli non ama le lacrime, e pur conoscendo il dolore non ne ha mai parlato. Donne, andate via, finalmente io rivedo l'angelo del congedo,

ma non vedo

l’angelo della morte.

Sappiate, donne,

che l’angelo della morte non mi ha mai sfiorata. Egli è vivo, è vivo. Lo grida la mia carne di madre. Donne blasfeme, andate via, la sua promessa la manterrà. La mia carne brucia di dolore ma il mio corpo esulta: Egli è risorto. Andate via, donne che piangete accanto al sepolcro: è una sepoltura fallace. Cristo, e questo è il mistero grande di Dio, Cristo non è mai nato, Cristo non è mai morto.


SIMEONE NUOVO TEOLOGO, CATECHESI XX, 130-160

Se tu vedi colui che ti guida a operare miracoli e ricevere la gloria, guarda, gioisci, rendi grazie a Dio di aver trovato un tale maestro, ma non ti scandalizzare di vederlo disonorato dagli uomini, vederlo schiaffeggiato e trascinato a terra: con l'ardore di un nuovo Pietro afferra la tua spada, stendi la mano, taglia non soltanto il lobo dell'orecchio, ma la mano e la lingua di colui che osa parlare contro tuo padre. E allo stesso modo se, come Pietro, tu capisci i suoi rimproveri, in ogni caso riceverai ancora di più per il tuo grande amore e la tua fede. E ugualmente se, da uomo quale sei, nel tuo spavento tu dirai : "Non conosco questo uomo", piangi non meno, piangi amaramente su di lui, ma non farti sommergere dalla disperazione. Io confido che Lui, il Primo, ti ricondurrà a sé. Se tu lo vedi messo in croce come un criminale, sofferente dalla parte dei criminali, se lo puoi, muori con Lui: altrimenti non ti unire al malvagio e al traditore, non condividere con loro il sangue innocente, ma dopo aver abbandonato un momento il tuo pastore, come uno stolto e un pusillanime, conserva la fede in Lui. Se Lui è liberato dai suoi lacci, ritorna presso di Lui e, come un martire, veneralo di più: ma se Lui soccombe ai tormenti, prendi il tuo coraggio, reclama il suo corpo e rendigli i più grandi onori. Stringilo a te, ricoprilo di profumi e seppelliscilo sontuosamente: di fatto, anche se non è il terzo giorno, nientemeno l'ultimo giorno resusciterà. Credilo, Lui si avvicina a Dio in tutta libertà, anche se tu hai deposto il suo corpo dentro la tomba: invoca senza esitare la sua intercessione, Lui ti soccorrerà quaggiù, ti guarderà da tutte le avversità, ti accoglierà all'uscire dal tuo corpo e ti preparerà una dimora eterna.



(Liberamente tratto da un testo di don Marco Panero SdB, in occasione del sabato santo del 2016 | Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto.)


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