Con il 1° aprile, per Ordinamento CEI del 25 marzo e per Decreto del Vicario Generale del 29 marzo cadrà il distanziamento in Chiesa, si potrà celebrare la Domenica delle Palme con la processione degli Ulivi e la Lavanda dei piedi, potremo ritornare per le nostre strade con la Via Crucis la sera del Venerdì Santo e la Veglia Pasquale sarà finalmente celebrata al suo orario con tutti i gesti previsti dalla nostra ricchissima liturgia...
“Finalmente!!!” o “però - a dire il vero - possiamo farne anche a meno...”.
Scusate la provocazione, ma io personalmente a ciascuno di voi auguro invece di reagire come Gesù, cioè come ci racconta il Vangelo di Luca, così:
“HO DESIDERATO ARDENTEMENTE di mangiare la Pasqua con voi”
Vorrei tanto che ci fosse proprio il desiderio di fare Pasqua, nei nostri cuori, il desiderio di risorgere, di fare comunione, di camminare insieme, anche fi sicamente, per le vie del nostro quartiere, verso la nostra Chiesa, verso il nostro Oratorio, verso le nostre opere di carità, gli uni verso gli altri, anzi - come ci ha comandato Gesù - gli uni verso il proprio prossimo. Vorrei tanto che - come i due apostoli del quadro di Burnard che abbiamo nelle nostre chiese - il nostro passo diventasse corsa, tanto è il desiderio, e lo si facesse insieme, per recuperare quella dimensione di fraternità, di comunione, di relazione, di “Chiesa”, che quest’ultimo periodo della nostra storia ha notevolmente compresso e, forse, abbiamo lasciato che ci comprimesse sui nostri divani, nelle nostre case, nelle nostre piccole (un po0 meschine a volte...) comodità. Ma la Pasqua viene perchè - assieme a Gesù - possiamo risorgere anche noi, possiamo rialzaci, possiamo decidere di incamminarci, di metterci in moto e in discussione, di creare novità, di generare occasioni... Tutte cose che fanno respirare, oltre che scomodare. Non vorrei che la comodità prendesse il posto della propositività. Ho scoperto, infatti, che la parola “comodo” ha a che fare con la parola “utile” e ho fi nalmente capito allora perchè è potenzialmente una parola pericolosa: tutto ciò che è utile cozza contro il grande comando di Gesù che ci insegna, al contrario, la gratuità del servizio e l’amore disinteressato,quello che non si occupa dell’”utile” e tantomeno degli “utili”, ma si prende cura del più piccolo, che agli occhi di tanti spesso e volentieri è “in-utile”. E allora, per favore, non accontentiamoci della comodità che invecchia il cuore precocemente: cerchiamo piuttosto di realizzare il desiderio e di metterci a “camminare”, non solo insieme, ma anche e soprattutto bruciando, “ardentemente” come ci insegna Gesù.
il vostro parroco don Antonio
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