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Commento al Vangelo | 17 gennaio 2021



VANGELO Gv 2, 1-11

✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.


 

COMMENTO

Quando mi accosto ad un brano di Vangelo molto noto, chiedo sempre la grazia di guardare alla Parola come un tesoro dal quale estrarre “cose nuove e cose antiche” (cfr. Mt 13, 52), e realmente è così, realmente accade così!

È l’esperienza di chi è in cammino e, talvolta, si ferma per rifocillarsi, apre la bisaccia, o il baule ed estrae il nutrimento di sempre, ma che lo rifocilla di nuovo e ancora.

E, allora, anche il Vangelo di questa domenica sortisce proprio questo effetto!

Ciò su cui mi si sofferma il cuore leggendo questa pagina è la fede. La fede di Maria e la fede dei servi.

La fede di Maria. Maria è una donna così semplice e vicina, il cui mistero la rende bellissima. Non riceve da Gesù una risposta così immediatamente comprensibile, eppure lei era abituata a custodire nel cuore parole cariche di grazia e di mistero, anzi a “metterle in ordine” per essere fedeli al testo greco. Così, la sua fede le fa dire: “Qualunque cosa vi dica, fatela!”, non fa altro che raccontare cosa le ha salvato la vita (a lei e a noi!): “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (cfr. Lc 1, 38). Qualunque cosa. Non “ascoltate, vagliate bene, col buon senso scegliete cosa è bene fare”, no! Qualunque cosa! Qualunque, vuol dire proprio “qualunque”, tutto! Perché di Dio non ci si fida solo un po’, la fiducia è un assoluto: o c’è, o non c’è. Non esistono le “mezze-fiducie”.


E poi c’è la fede dei servi, oserei dire doppia: fede in Maria e, per lei, attraverso di lei, fede in Gesù. Allora è vero: non si va a Gesù se non per mezzo di Maria.

La docilità di questi servi è grandiosa, li spinge a fare cose scriteriate! Di questo è capace una fede umile! Ma, vediamo meglio:

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono”.

Anfore di pietra, indicibilmente pesanti. Io oso solo immaginare il borbottio delle lamentele che avrei avanzato al posto loro, fosse anche solo in cuor mio: “Ma che follia! Robe da pazzi! Siamo già stanchi per tutto il lavoro, e adesso questo sconosciuto ci chiede pure di trasportare le anfore di pietra e riempirle, come se non fossero già abbastanza pesanti così”, e continuate pure. E invece no, loro non solo le riempiono, ma le riempiono fino all’orlo! Perché questa è la fede: fino in fondo, fino all’orlo, appunto! Tutta quella di cui è capace il mio cuore, tutta quella che può contenere, io te la ridono tutta, Signore!

Anfore piene di acqua sporca: tutti ci si erano lavati le mani prima di sedersi a tavola. Spoiler: Dio fa della nostra acqua sporca il suo vino più buono. Se noi ci fidiamo davvero (vedi sopra), lui ci prende così come siamo, con le nostre brutture e sporcizie, e fa di noi il suo vino più pregiato, lo strumento della sua gioia.


Alla fine di questa serie di richieste immotivate (ricordiamo che Maria aveva solo sussurrato a Gesù la mancanza del vino, i servi mica sapevano cosa aveva intenzione di fare Gesù), se non ci sembrasse sufficiente, Gesù comanda loro di servire quel po’ di acqua sporca diluita al maestro di tavola. Pura follia! Questi servi rischiavano sul serio…la carriera e la pelle! Ebbene, la fede è silenzio obbediente, la fede è raccontare con il nostro agire che “la tua grazia vale più della vita(cfr. Sal 62) e quindi posso anche rischiare io sulla tua parola, per poi scoprire che il primo a rischiare sei tu, Signore, fidandoti di me. E allora la fede è pure un po’ matta e scriteriata come il nostro Dio!


Ecco il miracolo! Il miracolo di una fede tutta intera, una fede umile, una fede fino in fondo, una fede silenziosa e obbediente, una fede scriteriata! Questo è il miracolo da implorare per noi, e Dio sarà generoso, non mancherà di riversare su di noi anfore colme di fede e di renderci vino buono, gioia vera, per chi ci è accanto. Solo noi e il Signore sapremo da quale acqua sporca arriva quel vino così buono. Ma che importa?! Servirà a far risplendere la meraviglia, la gloria, il valore del nostro Dio perché qualche discepolo in più se ne innamori. Perdutamente.


Sr Chiara

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