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Maria andò... in fretta!



Perchè Maria era pronta. Non può non essere pronto un cuore che ama! Mi è sempre rimasta in mente la traduzione di una preghiera famosa di San Tommaso d’Aquino, fatta da un grande e umilissimo professore di teologia: là dove si trovava un avverbio che solitamente si traduceva “devotamente”, lui rendeva la parola con un giro di termini molto più effi cace: “come uno che l’amore rende pronto”. Chi agisce devotamente? Appunto, chi è pronto perchè ama.


L’amore rende pronti, fa risorgere, scattare, decidere, volere, determinare. Infatti... perchè la pigrizia è un vizio? Perchè è indizio di egoismo, di interesse individuale, di ricerca di tornaconto personale. Invece la prontezza nel volere il bene questa è virtù, è la virtù della benevolenza. La capacità di volere il bene viene dalla memoria del bene ricevuto, e da quella memoria che non vuole rimanere “nostalgia”, ma desidera diventare piuttosto un “memoriale”, cioè una memoria che si fa presenza, azione, determinazione, scelta. Papa Francesco nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù di quest’anno così scriveva:


Quali “frette” vi muovono...? Che cosa vi fa sentire l’impellenza di muovervi, tanto da non riuscire a stare fermi? Tanti – colpiti da realtà come la pandemia, la guerra, la migrazione forzata, la povertà, la violenza, le calamità climatiche – si pongono la domanda: perché mi accade questo? Perché proprio a me? Perché adesso? E allora la domanda centrale della nostra esistenza è: per chi sono io? (cfr Christus vivit, 286). La fretta della giovane donna di Nazaret è quella propria di coloro che hanno ricevuto doni straordinari del Signore e non possono fare a meno di condividere, di far traboccare l’immensa grazia che hanno sperimentato. È la fretta di chi sa porre i bisogni dell’altro al di sopra dei propri. Maria è esempio di chi non perde tempo a cercare l’attenzione o il consenso degli altri... , ma si muove per cercare la connessione più genuina, quella che viene dall’incontro, dalla condivisione, dall’amore e dal servizio... Il nostro camminare, se abitato da Dio, ci porta dritti al cuore di ogni nostro fratello e sorella...

Dunque l’Avvento può essere anche questo: un tempo in cui si impara a trasformare la preghiera nello spazio per poter scegliere l’azione giusta, la parola vera, la determinazione mite, il pensiero rispettoso e preciso che realizzino quella Misericordia che ho incontrato, visto, percepito e che ha riempito il mio cuore. Può essere il tempo in cui dare un calcio alla propria indolenza e alla propria pigrizia, verificando che - effettivamente - ogni dono non donato risulta perso. E siccome il dono si chiama Gesù - perchè questo è il nome del “dono” che Maria ha ricevuto dall’Angelo - non vorremmo trovarci a vivere il Natale senza il dono più bello!


E, al di là del Natale, non vorremmo vedere il nostro cuore “svuotato” di quella Presenza che tanto lo riempie a noi e a chi ci sta vicino! È questo il modo più bello di farci gli auguri: permettere a Gesù di tracimare. Da un cuore all’altro!


il vostro parroco don Antonio

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