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Oltre quella finestra... respiro d'eternità

Giornata di inizio anno EDUCATORI 2021-2022, a Mornese (AL), terra natale di Santa Maria Domenica Mazzarello, cofondatrice, insieme a don Bosco, dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.


Sabato 25 settembre, ore 7.30 partenza per una meta a noi ignota. Siamo in 12, numero non a caso forse, siamo gli educatori di san CrEdo. Abbiamo diverse età, dai 16 ai 24 anni, qualcuno educatore novello, qualcun altro presente già da anni. La giornata è fredda, nuvolosa e alla fine di varie curve suorC e il don ci annunciano: Benvenuti a Mornese! “Dove?” “Che?” “E sarebbe?” le domande di noi educatori, ancora assonnati, si susseguono. Ma la sorpresa ha dovuto attendere.


Siamo arrivati nella casa di Maria Mazzarello, così ci hanno spiegato. Bellissimo, un luogo tutto per noi, per il nostro ritiro e per un buon inizio di fraternità. Dopo un primo momento di riflessione sul Vangelo di Giovanni, e dopo aver conosciuto la storia di Maria Mazzarello, abbiamo guardato oltre la finestra, quella finestra. Maria Domenica diceva che da lì si vedeva Gesù, guardando oltre quella finestra io quel giorno penso di aver visto il pezzettino di cielo che Gesù ha cucito sulla mia tela e di aver conosciuto davvero Maria Mazzarello.


Da piccola le suore FMA alla scuola materna che frequentavo, mi avevano insegnato a pregare dicendo: “Maria Mazzarello, prega per noi.” Ma chi era davvero Maria Mazzarello? Solo a Mornese ho potuto davvero conoscere “Santa Maìn”, come da oggi mi piace chiamarla. Ho scoperto che era una ragazza proprio come me, toccata dall’amore di Dio, desiderosa di prendersi cura dell’altro, dei giovani. E non solo, da quel giorno mi porto nel cuore la convinzione che senza che mi conoscesse, dopo più di un secolo, Maria ha gettato un seme anche per me. E di fronte a questo dono, anche io ho il compito, la missione e vocazione, di gettare un piccolo seme per i giovani del domani. Maìn ha sognato anche per me, ha guardato davvero più in là, oltre quella finestra.


E’ proprio bello sentirsi parte di un amore così grande che supera il tempo, che supera le distanze. Quel giorno Mornese è stata Casa, quel giorno abbiamo vissuto in fraternità, mangiando in compagnia, cantando, suonando, giocando e condividendo l’Eucarestia, attorno alla Sua mensa eravamo davvero riuniti nel Suo amore (eravamo anche 12!!). Spero con il cuore che quella casa possa essere aperta sempre più ai giovani, ancor più a educatori perché, come è successo a me, possano sentirsi parte di un disegno e di un amore così grande che faccia capir loro che solo educando con il cuore si può arrivare a Dio.

Carlotta


 


Sabato mattina, 6.30: che sonno! Ma oggi niente scuola, niente lavoro, Mornese ci aspetta.

Tra zainetti carichi di cibo, una borsa frigo rosa leopardata e una chitarra, siamo partiti alla volta di Mornese. Ordine del giorno: ritiro educatori anno 2021/2022.

Questo era tutto ciò che sapevamo quando ci siamo imbarcati in questa avventura.


Dopo poche ore di pullman (povero colui che sperava di dormire, tutto s’è fatto, tranne riposare) siamo giunti in un paesino pregno di un'aura misteriosa, ma allo stesso tempo ospitale; lì abbiamo fatto una breve sosta al Collegio per ritirare le chiavi della casa di madre Maria Domenica Mazzarello (La Valponasca!). Ricevute le chiavi, nella nostra testa c’era solo una domanda: ma quindi, dove stiamo andando? In un convento? In un collegio? In un monastero? No, stavamo andando a casa, una semplice parola di due sillabe che però racchiude in sé una potenza indescrivibile.


Non avevamo la minima idea di ciò che stavamo per vivere. Arrivati a destinazione, siamo stati catapultati in un paesaggio idilliaco immerso tra colline, sole (più o meno) e vigneti, o, per dirla come ci insegnano a scuola, un locus amoenus (un po’ come l’isola di Calipso in Omero o la Valchiusa descritta da Petrarca).


Dopo una breve spiegazione circa la vita e le opere di madre Mazzarello, abbiamo letto un passo di vangelo (Gv 15, 1-17) incentrato su due verbi: rimanere e amare, gli obiettivi da portare a compimento con i nostri ragazzi. Esserci, fargli sapere che in oratorio potranno sempre trovare una casa e dei fratelli, renderli consapevoli che hanno un valore immenso e soprattutto che sono amati.


Suor Chiara ci ha poi insegnato il canto “Oltre quella finestra”: sì, proprio quella finestrella alla quale madre Maria Mazzarello con i suoi fratelli osservava la chiesa in cui si sarebbe recata per pregare. Abbiamo avuto la possibilità di inginocchiarci e osservare da quella finestrella. Chi avrebbe mai pensato che un piccolo pezzetto di mondo e un ritaglio di cielo sarebbero stati per noi un “respiro d’eternità”?


Ci siamo poi concessi alcuni minuti di silenzio e riflessione individuale. Abbiamo condiviso tutti insieme le paure, i bisogni e i desideri circa il nostro ruolo educativo, i nostri ragazzi e le nostre vite di tutti i giorni.


Abbiamo concluso la giornata con una messa, durante la quale c’è stata una seconda condivisione. Tra alcune lacrime, sorrisi, occhi pieni di vita e un po’ di malinconia, abbiamo dovuto varcare la soglia dello sportello del pullman per tornare a casa, anche se quel giorno, sebbene i nostri cuori abbiano dovuto fare i conti con emozioni fortissime, tutto potevamo dire tranne di non esserci sentiti a casa.


Francesca e Beatrice


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