Kyrie: significa “Signore”. Ormai lo sappiamo! E sappiamo anche che diciamo “Signore” a chi è tale perchè - diversamente da tutti gli altri “signori” - si mette a servizio. Lo diciamo a Chi decide di entrare a Gerusalemme seduto su una “bestia da soma”, cioè su una bestia capace di portare il peso degli altri e capace di fare solo questo, perchè non ha altro da imparare: l’asino è una bestia votata al servizio degli altri, anche quando costa fatica e comporta una buona dose di sopportazione.
Il “Kyrie” entra poi a Gerusalemme seduto su un asino, come faceva chi aveva intenzione di entrare in una città con un segnale di pace. La pace, infatti, non si costruisce certo spadroneggiando; non si costruisce nemmeno garantendo una “assenza di confl itto” con la violenza della paura e/o con lo spettro della deterrenza. Pace è sinonimo di buone relazioni, nell’Antico Testamento è addirittura il nome di Dio e in Dio - lo sappiamo benissimo - nessuno spadroneggia sull’altro, ma ognuno - come un “asino”??? - si mette a servizio dell’Altro, a disposizione dell’Altro, a favore dell’Altro.
Ecco, la preghiera di intercessione è proprio questa cosa, sapete? Una preghiera che genera pace, perchè è fatta da quelle parole che dicono “buona disposizione”, “favore”, “disponibilità”, “servizio”, “decentramento-da-sè”. Si comincia - con la preghiera di intercessione - a sgretolare l’egoismo dall’interno, e “quella cosa così ingombrante che è il mio io” (come direbbe S.Tommaso Moro), che emerge prepotentemente quando entriamo in preghiera, subisce un ridimensionamento notevole per merito dei bisogni Altrui. Sono questi che faccio emergere quando prego per gli altri e compio una interessantissima operazione: do ai bisogni degli altri la loro “giusta” (per un cristiano che non conosce altra giustizia che quella indicata dal comandamento nuovo dell’amore) posizione. Insomma do alle necessità del mio prossimo la priorità!
Questo è l’inizio dell’amore: dare la priorità ai bisogni dell’altro. La nostra preghiera non avrà forse eff etto immediato e risolutivo, non produrrà miracoli, ma - certo - saprà generare un cuore pronto e disponibile, decisamente capace di amore!
il vostro parroco don Antonio
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