Kyrie: significa “Signore”. Ormai dovremmo saperlo. E si può dire “Signore” non solo per chiedere perdono, tantomeno per umiliarsi.
Si può dire “Signore” anche per essere felici: chiedetelo ai Magi se non è vero! Si sono fatti kilometri e kilometri dietro una stella, acconsentendo ad una intuizione... per mettersi in ginocchio e presentare i propri doni al Bambino Gesù. Hanno parlato con Erode, ma non si sono inginocchiati; hanno ascoltato i saggi di Gerusalemme, e nemmeno lì si sono inginocchiati. Hanno proseguito la strada, hanno rivisto la stella e hanno trovato il posto giusto in cui piegare le ginocchia ed essere fi nalmente... liberi di essere felici.
Non si è felici davanti a chi ti guarda dall’alto in basso, davanti a chi ritiene di essere “più” di te, da chi ritiene di “saperne di più di te”: in queste situazioni non si è per nulla liberi. Non esiste infatti felicità senza libertà, e senza quella cosa grandissima che è la libertà di cuore, regalo preziosissimo di Dio a chi si fi da della Sua Umanità, della Sua Piccolezza, del Suo straordinario e inedito stile di “essere Dio”.
Inginocchiarsi davanti ad un Re piccolo, che sia Bambino o Eucaristia o Povero, non comporta certo costrizione, vessazione, senso di inferiorità, competitività, raggiungimento di “target” obbligati e obbliganti. Chi è piccolo infatti non ha forza/violenza da esibire. Ha piuttosto opportunità da off rire e possibilità di bene da cogliere e da accogliere. Chi è piccolo ha spazio per l’altro e, soprattutto, per chi ha il coraggio di farsi piccolo - quando uno si inginocchia, infatti, si fa piccolo - e di mettersi nei panni, se non addirittura di condividere la situazione.
Chi è piccolo, insomma, sa fare comunione, e non c’è nulla al mondo che faccia più felici di una comunione di amici. Se poi gli amici sono anche “fratelli”, la felicità non è più un diritto e nemmeno un dovere, ma è una condizione e uno stato. Forse proprio un dono. Il dono della comunione, della condivisione e della libertà. Quella che hanno avuto i Magi e quella che è riservata a ciascuno di noi, qualora avessimo il coraggio di inginocchiarci davanti al nostro Dio, il Dio del Presepe, del Cenacolo, della Croce, del Povero.
il vostro parroco don Antonio
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