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"Ma è proprio il caso di iniziare?!"

...due parole sulla ripresa delle attività in parrocchia.


Editoriale allegato a "BUONE PAROLE" n° 02/2022

“Ma è proprio il caso di iniziare?” mi è stato chiesto più volte per la ripresa delle attività in parrocchia. Ed è una domanda lecita e forse anche doverosa, se non vogliamo fare le cose “senza consapevolezza” e quindi “senza senso”. Perchè non vogliamo fare le cose, anzi no, mi correggo subito... non vogliamo proprio vivere “senza consapevolezza” e “senza senso”: ce lo chiede comunque la nostra condizione di uomini e anche parole autentiche della Scrittura, come quella in cui l’Apostolo Pietro dice:

“...adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo...” (1Pietro 3,15-16)

Ecco, proprio questi due versetti ci permettono di ricordare 4 dimensioni importanti e decisive che da questo particolare tempo dovremmo imparare per vivere bene ogni altra occasione e attività.


1. “adorare Cristo” significa “tenere fisso lo sguardo su di Lui” più che in ogni altro. Ogni attività in Parrocchia dovrebbe avere questo fine: permetterci di mantenere il nostro rapporto con Gesù. E di farlo perché Lui sta proprio “nei cuori” e... che cosa c’è di più prezioso e di più delicato del cuore di ciascuno?


2. “pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” significa che ogni attività in Parrocchia non può rendere irragionevole ciò in cui crediamo. Significa che la credibilità di ciò che facciamo - pardon... - di ciò che diciamo - pardon... - di ciò che siamo, dipende proprio dalla concretezza della fede che c’è “in noi”.


3. “rispondere a chiunque vi domandi ragione” significa che in Parrocchia viviamo la “responsabilità”, abbiamo cioè la capacità di “rispondere” alle domande di chiarimento che arrivano dalla propria coscienza e dalla gente. Gesù non ama chi scappa dalle domande: Lui non l’ha fatto, eccetto quando gliene venivano fatte alcune che non volevano avere risposta!


4. e abbiamo la “capacità di rispondere” perché abbiamo una “ragione” che ha il nome di Gesù per le cose che facciamo e per le attività che riprendiamo: abbiamo un Senso, abbiamo un Motivo, che ci aiuta a trovare e a dare “i sensi e i motivi” alle cose che proponiamo. Non solo, ma Chi ci dà il motivo e il senso, ci da anche indicazioni di stile, infatti...


5. “tutto questo sia fatto con dolcezza e rispetto”: stile che Gesù ha definito con un solo termine, la “mitezza”. Cioè la determinazione a fare il bene e a farlo bene, senza rinnegare il bene stesso, i toni accesi, i nervosismi, le tensioni... sono tutte note di stile che pregiudicano il contenuto e l’oggetto delle nostre parole, dei nostri gesti, delle nostre proposte. Ecco perché la coscienza deve essere “retta”, come suggerisce San Pietro: “retta” è quella persona che ha il coraggio di guardare diritto avanti a sè per perseguire con determinazione il bene e per fare i passi necessari per farlo “bene”.


Noi vorremmo riprendere così, in questo tempo strano e - di per sè - in ogni tempo. E vogliamo farlo con ragionevolezza, con senso di responsabilità e con la dovuta mitezza, quella che il Vangelo e la vita stessa, se vuole essere “piena di bene”, ci chiede. Gesù infatti ha fatto proprio così: ha iniziato, ha ripreso e - di per sè - ha vissuto, in maniera credibile, rendendo ragione di ciò che aveva nel cuore. Noi - nel cuore - possiamo avere Lui e vivere come Lui! Buon anno, allora!


il vostro parroco don Antonio


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